All That Lies Ahead è il mio romanzo d’esordio (che parolone, ma le parole sono importanti, danno forma alle idee) e parla di quattro amiche che cercano di destreggiarsi tra relazioni, carriera e quello che la società si aspetta da loro in quanto donne. E’ dedicato alle mie migliori amiche e a tutto quello che ci aspetta.
Trovate gli altri capitolo qui sotto, Cheers 🍸
SINOSSI
Olivia, Emmeline, Yerin e Isobel sono quattro amiche che, dopo aver affrontato insieme le incertezze dei vent’anni, si ritrovano ora a dover fare i conti con le prime difficoltà della vita adulta. Carriera, relazioni, famiglia: tutto sembra scivolare dalle loro mani mentre cercano di destreggiarsi tra i sogni e le aspettative che hanno inseguito. Olivia sente di non appartenere a nessun luogo e l’unica persona che l’abbia mai fatta sentire a casa l’ha lasciata anni prima; Emmeline ha tutto quello che ha sempre desiderato ma rischia di perdere se stessa; Yerin ha sempre voluto una famiglia e ora che ne ha la possibilità non sa se coglierla, mentre Isobel, che ha sempre avuto un unico obiettivo nella vita si ritrova a dover mettere tutto in discussione. Nel corso di un anno che le metterà a dura prova scopriranno che, nonostante tutto, l’amicizia che le lega è la forza che le sostiene. Mentre ognuna di loro cerca di trovare il proprio posto nel mondo, impareranno a guardarsi allo specchio, ad accettare le imperfezioni e a capire che, a volte, il segreto per affrontare le difficoltà sta nel sapere che non si è mai davvero soli. Perché le vite cambiano rapidamente ma la loro amicizia resterà il rifugio più sicuro di tutti. Un romanzo che esplora la complessità dell’esperienza femminile: l’amore, l’amicizia, la carriera e le sfide che ci definiscono.
Capitolo 4
New York, Brooklyn, Marzo 2025
Olivia
Quel luogo sembrava confortevole; le travi del soffitto erano di un marrone caldo, così come tutti i mobili intorno a lei, la poltrona dove si sarebbe seduta era in velluto verde e affianco c’era un tavolino con una scatola di fazzoletti poggiata sopra, Olivia rise sommessamente. Continuò a percorrere con lo sguardo lo studio finchè il suo sguardo non si posò sulla libreria dietro la scrivania in legno massiccio, si avvicinò e con il polpastrelli accarezzo i dorsi dei libri, erano per lo più romanzi e non noiosi saggi automotivazionali. Si rincuorò.
Stava ancora accarezzando i libri quando sentì la porta aprirsi e ritirò di scatto la mano.
La Dr.ssa Miller aveva un viso dolce, di quelli che rincuorano, doveva avere circa cinquant’anni e portava i capelli raccolti con una matita, persino il modo in cui era vestita trasmetteva tranquillità; dei pantaloni larghi e morbidi color petrolio e un dolcevita bianco, gli occhiali le penzolavano dal collo.
“Mi scusi!” balbettò Olivia “ero curiosa”
“Non si preoccupi Signorina Hughes” disse sorridendo
“Ha già imparato il mio nome”
“Imparo sempre il nome dei miei pazienti prima di conoscerli. Prego si accomodi.” disse indicando la poltrona in velluto.
Olivia si sedette, la poltrona era comoda ma rigida, non di quelle dove si sprofonda, per fortuna pensò Olivia, le detestava. Cercò di rilassarsi ma le risultò difficile, si sfregò i palmi umidi sui jeans.
“E’ la prima volta che si approccia alla terapia?” le chiese la Dr.ssa Miller aprendo un taccuino.
“Ci sono andata molti anni fa, da bambina, i miei genitori sostenevano che dovevo imparare a gestire le mie emozioni” Olivia sentì la penna grattare il foglio, ma gli occhi della Dr.ssa erano fissi su di lei.
“Ed era vero? Che doveva gestire le sue emozioni?”
“Credo di sì, alternavo spesso stati d’animo negativi e positivi”
“Immagino che queste siano parole della terapista infantile che l’ha seguita” Olivia annuì,
“Avremo tempo per parlarne. Mi piace iniziare chiedendo al paziente cosa l’ha portato a voler iniziare un percorso di terapia” continuò la Dr.ssa “Quindi?” Olivia la guardò perplessa “Cosa la porta qui?”
“Oh sì certo” faticava a trovare le parole, non le piaceva quella sensazione, aveva sempre la battuta pronta e credeva nel potere del linguaggio “credo...credo di non essere soddisfatta della mia vita”
“Che lavoro fa?”
“Sono una giornalista, lavoro per diverse testate”
“E le piace?”
“Sì, mi piace. Credo anche di essere brava a farlo. Ma mi limito a riportare quanto apprendo, che è giusto non mi fraintenda, è il cardine del giornalismo. Vorrei avere più spazio per quello che sento, far sentire la mia opinione. Ho provato a spostarmi verso gli articoli d’opinione ma hanno detto che cado troppo nel sentimentalismo, di nuovo, non c’è spazio per le mie emozioni”
“L’ha già detto due volte, sente di contenere le sue emozioni?”
“Oh no per niente!” Olivia finalmente si rilassò sulla poltrona “ma ne ho molte, devo calibrarle altrimenti diventano ingombranti, la mia amica Yerin me lo dice spesso, io le rispondo che dovrebbe essere meno rigida” ecco, lo stava facendo di nuovo, stava esternando tutto e in troppo poco tempo, sentì l’esigenza di tapparsi la bocca.
La Dr.ssa sembrò percepire il suo disagio e cambiò argomento: "Mi dica qualcosa in più su di lei; ha una relazione? Ha nominato la sua amica Yerin, siete molto legate?”
“Sì, siamo quattro: Yerin, Isobel ed Emmeline, ci conosciamo dal college e vivo con Yerin ed Isobel” Olivia lo disse con un sorriso sul volto, la emozionava sempre parlare delle sue amiche. “Non ho una relazione amorosa, qualche volta esco con qualche uomo ma non è mai niente di serio”
“Ritiene che anche la mancanza di una relazione la faccia sentire insoddisfatta della sua vita?” quella domanda confuse Olivia, era così? Si sentiva insoddisfatta della sua vita perché non aveva una relazione? Scosse la testa e la Dr.ssa sorrise “è libera di esternare qualsiasi emozione in questo posto e vale anche per i pensieri, anche quelli che ha paura di dire a voce alta” Olivia continuava a non trovare le parole, stava risultando più difficile del previsto, così disse l’unica cosa che aveva capito di se stessa: "Sento di non appartenere a nessun luogo, a nessun lavoro o a nessuna persona, ho talmente tante sfaccettature che non riesco a gestirle. Ho paura che in questo modo non troverò mai pace, è come se nella mia testa ci fosse un rumore costante che non si placa” le pizzicavano gli occhi.
La Dr.ssa la fisso intensamente inclinando la testa, come se stesse cercando di cogliere tutti i colori di un quadro astratto “E’ molto importante quello che ha detto, la maggior parte dei miei pazienti non è in grado di dare una forma così ben delineata alle proprie paure. Ma credo ci sia anche dell’altro, giusto?” Olivia fece cenno di sì con la testa “Perfetto” continuò la Dr.ssa “allora iniziamo”
Avevano passato il resto della seduta a parlare della famiglia di Olivia, la Dr.ssa aveva deciso di partire dall’inizio e ad Olivia non era dispiaciuto che avesse preso le redine della conversazione, anche se non le era piaciuto non averne il controllo, era abituata a gestire qualsiasi tipo di interazione: all’università preferiva le presentazioni agli esami scritti, aveva fondato un book club e quasi sempre era lei a dare il via alle discussioni e maneggiava l’arte dell’uscire dalle conversazioni scomode.
Emmeline sosteneva che quando Olivia entrava in una stanza l’attenzione di spostasse automaticamente su di lei e anche se lo negava con fermezza, le piaceva.
Eppure, in quella stanza si era sentita esposta, come se tutte le sue insicurezze e paure venissero messe a nudo, ma ci teneva a quel percorso, soprattutto dopo gli avvenimenti del mese precedente.
Forse sarebbe riuscita a parlarne con la Dr.ssa Miller dato che non riusciva a farlo con le sue amiche, una persona che doveva mantenersi oggettiva sembrava la scelta migliore.
Inoltre, pensò, era abbastanza convinta che la maggior parte dei suoi problemi derivassero proprio dalla sua famiglia. Sua madre e suo padre erano stati tutto sommato dei bravi genitori, ma non erano mai riusciti a darle la stabilità che Olivia tanto sognava. Il lavoro del padre, un militare ormai in pensione, costringeva l’intera famiglia a muoversi spesso e a sua madre non sembrava pesare, anzi, riteneva che tutti quei viaggi e tutti quei posti nuovi stimolassero la curiosità e l’indipendenza dei figli, ed era stato così per il fratello, un’anima vagabonda per la maggior parte dei vent’anni, ma che poi si era stabilito a Chicago con la compagna e aveva dato ad Olivia uno splendido nipotino.
Olivia era senza ombra di dubbio curiosa, ma non era mai riuscita ad accettare quello stile di vita fatto di scuole nuove e pochi amici. Voleva stabilità, ma le faceva anche terribilmente paura, se non si hanno radici risulta difficile capire come costruirle.
Entrò al Variety, un caffè vicino casa, e ordinò un Latte per lei, un Americano per Yerin e un Chai Latte per Izy. Mentre ritirava l’ordine pensò che era stata una pessima idea fissare l’appuntamento con la terapeuta al mattino, si appuntò mentalmente di spostarlo nel tardo pomeriggio, almeno poi avrebbe potuto dormire e mettere in pausa il cervello.
Le squillò il telefono, un ragazzo al banco sentendo la musica di Game of Thrones le fece l’occhiolino, Olivia lo ignorò, forse era l’unica persona che nel 2025 teneva ancora la suoneria al cellulare. Vide il nome sullo schermo e tra il piacere e il fastidio ignorò la chiamata. Immediatamente comparve un messaggio, ignorò anche quello e rimise il telefono nella tasca posteriore dei jeans.
Si incamminò verso casa e una volta varcata la soglia trovò Yerin ed Olivia che stavano discutendo, facendo finta di niente appoggiò i caffè delle amiche sul bancone della cucina e sorseggiando il suo si godette lo spettacolo.
“Stai dicendo che non dovrei uscirci?” chiese Izy incrociando le braccia e assumendo una posizione di sfida
“Sto dicendo, che è love bombing” puntualizzò Yerin alzando le braccia al cielo
“Quindi una cena è il bare minimum ma un appuntamento al MET è love bombing? Ti giuro che provo pietà per quel poveretto di James”
“Io e James non stiamo insieme” disse Yerin esasperata, Olivia rise da dietro la sua tazza ed entrambe si girarono verso di lei “hai qualcosa da ridire a riguardo?” le chiese Yerin.
Olivia alzò le spalle “Trovo solo ridicolo che continui a dire che non state insieme. Non è di là in questo momento?” Yerin aveva avuto una brutta influenza intestinale negli ultimi giorni e siccome nè Isobel nè Olivia potevano permettersi di ammalarsi James era venuto ad accudire Yerin.
“Non provare a portare la conversazione su di me” disse Yerin puntando il dito contro Olivia “stavo dicendo ad Izy che trovo un po’ esagerato che il primo appuntamento sia una visita privata al MET”
“Ma lui lavora lì!” disse Isobel alzando la voce “e poi io l’ho trovato incredibilmente romantico”
“Effettivamente è una cosa grande” dichiarò Olivia
“Non ho intenzione di rinunciare ad uno dei probabili uomini decenti di New York perché due delle persone meno portate per le relazioni ritengono che sia stato un pelo esagerato” Yerin e Olivia capirono che la conversazione era chiusa, Isobel aveva usato il tono che di solito usava con gli alunni che non le prestavano attenzione.
“Vogliamo solo che tu vada con i piedi di piombo. Ti ricordi Theo?” disse Yerin, ed Isobel sbuffò. Theo era stata l’ultima frequentazione di Isobel e sulla carta sembrava perfetto, finché non aveva richiesto il match ad Olivia su Hinge.
Olivia non capiva perché Isobel se la prendesse così tanto quando un’uscita non si trasformava in una relazione, tra tutte, era l’unica a sostenere apertamente di non sapere se voleva una famiglia, diceva che prima venivano i suoi sogni e poi tutto il resto. Ma d'altronde anche lei desiderava qualcuno ma aveva paura ad impegnarsi. Gli essere umani possono essere complicati.
“Lo so ragazze, ma non preoccupatevi, ho imparato la lezione” confermò Isobel e Olivia le appoggio la testa sulla spalla.
“Non sapevo che James fosse ancora qui, avrei portato il caffè anche per lui” disse Olivia
“Nah se n’è andato un’ora fa, era di turno. Io dovrei rientrare domani”
Un’altra cosa che Olivia non capiva era la resistenza di Yerin a quella relazione, anche il più cinico degli umani avrebbe riconosciuto che James era innamorato di Yerin e Olivia credeva che lei lo fosse, doveva solo decidere di lasciarlo entrare, cosa molto difficile per Yerin.
“Perchè ti sta chiamando Peter Mavis?” chiese Isobel ed Olivia si affrettò a prendere il telefono.
“Olivia…?” no, non avrebbe retto una ramanzina da Yerin.
“Avrà perso di nuovo il numero di Em, le dirò di contattarlo”
Isobel e Yerin non sembravano convinte.
“Non ci hai mai detto se c’era anche lui alla riunione degli ex alunni di Febbraio” notò Isobel alzando un sopracciglio.
Olivia non sapeva mentire, ci provava sempre, ma la sua gestualità e il suo tono di voce puntualmente la tradivano, e se sua madre faceva finta di crederle non si poteva dire altrettanto delle sue amiche, così disse la verità, omettendone una parte
“Sì c’era anche lui, abbiamo chiacchierato un po’, mi ha chiesto di Em e poi l’ho visto andarsene con una bionda” era vero, ed era anche vero che se n’era andato con una bionda.
Le sue amiche non sembravano ancora convinte.
“Mi ero scordata fosse la mattina dell’interrogatorio sulle relazioni” disse Olivia cercando di alleggerire i toni.
“A me piace Peter” disse Isobel e Yerin concordò.
“Beh a me non piace Peter e poi non ho capito perché siamo finite a parlare di lui” bugia, e le sue amiche lo avevano capito, quindi ebbero pietà di lei e nessuna disse più niente.
Continuarono a bere il loro caffè in silenzio, Isobel scorreva il feed di Instagram, Yerin leggeva il New York Times dal PC e Olivia controllava l’agenda settimanale.
Olivia aveva sempre amato le colazioni, trovava che fosse l’unico momento della giornata in cui ci si dedicava l’uno all’altro senza la necessità di dire una parola, lei che ne aveva sempre troppe per la testa. Tra quelle mura, insieme alle persone più importanti della sua vita, si sentiva al sicuro. Eppure dall’esterno non era niente di che, ma era un dolce niente.
Olivia trovò Emmeline nell’ufficio che condivideva con altri tre aspiranti professori, stava cercando di spiegare ad uno di loro, un ragazzo molto più basso di Emmeline e che sembrava non aver mai visto la luce del sole, che il cibo nel frigorifero doveva essere etichettato con il nome del proprietario in modo da non prendere il cibo degli altri. Lui sembrava non capire ed Emmeline si stava innervosendo.
Bussò per annunciare la sua presenza e il viso di Emmeline si rilassò.
“Pronta per pranzo?” le chiese Olivia
“Sì, ti prego” rispose Emmeline.
Camminarono in silenzio tra le vie della Columbia godendosi i primi raggi di sole della primavera, ad Olivia piaceva particolarmente incontrare Emmeline all’università, principalmente perchè la sua amica sembrava padrona di se stessa in quel posto, ma anche perché le sembrava che lì il tempo fosse più dilatato; all’università si poteva essere tutto o non essere niente e c’era qualcosa di incredibilmente liberatorio in questo.
Il silenzio di Emmeline cominciò a preoccupare Olivia, la sua amica aveva due modi di reagire alle brutte giornate: il silenzio o i discorsi a raffica, non c’era una via di mezzo, nulla in Emmeline era una via di mezzo. Amava o non amava affatto, il caffè doveva contenere un iceberg intero o scottare la lingua e i suoi appunti o erano ordinati meticolosamente o delle scritte senza senso anche sul palmo della mano. Secondo Olivia, Emmeline era un caos ordinato.
“Tutto bene?”
“Mm?” disse Emmeline alzando di scatto lo sguardo da terra “sì, tutto bene, perchè me lo chiedi?”
“Sei silenziosa” le fece notare Olivia
“Sono solo stressata per la pubblicazione e per il matrimonio. Miriam non ne vuole sapere di organizzare, dice che tanto a lei va bene tutto, e mia madre continua a ricordarmi quanto sia importante che quest’anno prenda la cattedra. Onestamente mi stanno tirando matta entrambe”.
Ecco, pensò Olivia, Miriam di nuovo.
Quando Miriam aveva chiamato Olivia, Yerin ed Isobel per annunciare il fidanzamento erano rimaste perplesse; le cose tra Emmeline e Miriam non andavano da un po’, ma se la prima si era battuta per quella relazione, diventando quasi ossessiva, la seconda aveva fatto finta di niente fin dall’inizio, sostenendo che Emmeline vedeva fantasmi dove non c’erano e lei, alla fine, l’aveva assecondata, rendendo la loro relazione un ricordo di quello che era stata un tempo. Sembrava che nessuna delle due avesse il coraggio di ammettere che era finita.
Per un lungo periodo Olivia e le ragazze avevano discusso se dirlo ad Emmeline, ma avevano paura, nessuna di loro aveva mai avuto un relazione lunga come la loro quindi non sapevano se fosse normale. Nel momento in cui si resero conto che la loro amica era diventata un involucro vuoto era arrivata la proposta e anche se c’erano stati dei momenti in cui sembrava di scorgere la vecchia Emmeline ora stava tornando ad essere triste, taciturna e priva di speranza, ma mai arrabbiata, e questo lasciava perplessa Olivia. Se qualcuno avesse riservato a lei la stessa indifferenza che Miriam riservava ad Emmeline probabilmente avrebbe urlato.
“Tua madre che dice del matrimonio?” la madre di Miriam non credeva nel matrimonio, infatti il suo era naufragato velocemente, giusto il tempo di mettere al mondo Emmeline.
“Non gliel’ho ancora detto” disse Emmeline a bassa voce
“Potresti sempre non dirglielo, andare a Las Vegas, tornare e lasciare che se ne renda conto da sola” suggerì Olivia ridendo, e rise anche Emmeline
“Ti immagini la sua faccia? Impazzirebbe! Ma forse poi sarebbe anche contenta, sicuramente farebbe un commento sulla vacuità del matrimonio” e dicendolo Emmeline imitò la voce della madre. Olivia rise ancora di più ed Emmeline la seguì.
“Possiamo scappare se vuoi, lo sai?” le disse Olivia una ripresa dalle risate “Io, te, Yerin ed Isobel. Se non te la senti”
“Perchè pensi che io voglia scappare?” le chiese Emmeline seriamente e Olivia volle mordersi la lingua.
“Dico solo che quando le cose diventano complicate, si può sempre scappare”
“Non voglio scappare da Miriam” Olivia si limitò ad annuire, anche se avrebbe voluto dirle che forse, scappando, avrebbe recuperato se stessa.
Olivia era bravissima a scappare, dopotutto se ne andava da tutta la vita, e non le era mai sembrata una tattica sbagliata, almeno fino a Febbraio, quando aveva rivisto Peter.
Emmeline invece era una che rimaneva, anche quando non c’era più niente da salvare.
“Mi ha scritto Peter” parlando del diavolo, pensò Olivia, “mi ha detto che ha provato a chiamarti ma che non hai mai risposto”
“Oh sì, ci siamo incontrati alla riunione di Dicembre e mi ha detto che mi avrebbe chiamata, non pensavo l’avrebbe fatto” disse Olivia cercando di evitare lo sguardo di Emmeline. Aveva detto la stessa cosa a Yerin e Isobel? Era proprio negata a mentire.
“Mi ha detto che il mese prossimo tornerà a New York, deve fare delle ricerche proprio alla Columbia, non vedo l’ora di lavorarci di nuovo insieme” disse Emmeline con entusiasmo “mi ha chiesto di organizzare un’uscita con tutte, che ne dici?
Olivia inciampò e giurò di sentire il cuore cadere a terra. Non era pronta a rivedere Peter Mavis.
Ci vediamo al prossimo capitolo 🍸
Anna xx
Whatsinmymind e il libro All That Lies Ahead sono dei progetti editoriali indipendenti, portato avanti con cura, amore e dedizione. Quindi, se ti va di offrirmi un caffè ne sarei felice, ma mi piacciono le persone quindi possiamo anche solo chiacchierare :)
Mi sento come Olivia, con la differenza che sono fidanzata da 4 anni. Non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo 🥹